Italo Calvino e Karina Puente: 55 [In]visible Cities Project

ItaloCalvino

Oggi è una giornata particolare qui su Baltico, si torna a parlare di illustrazione intrecciata alla letteratura: è, infatti, l’anniversario della morte di Italo Calvino, mostro sacro e genio assoluto che ci lasciava oggi trentadue anni fa.

Quantificare l’impatto che i suoi lavori hanno avuto sulla letteratura e le arti in generale è cosa impossibile e non trovo ci sia il bisogno di lasciare qui di seguito righe scritte al solo scopo di introdurvelo; è un nome che risuona con una forza tale che credo ognuno di noi abbia avuto una sua personalissima esperienza e lo abbia in qualche modo “vissuto”; una presenza sottile che si finisce per ritrovare nei campi più disparati.

Mi viene quindi da parlare di illustrazione e allo stesso tempo di architettura, scegliendo uno dei suoi lavori che ho amato di più: “Le città invisibili“. L’opera, pubblicata nel 1972, è uno dei cardini della produzione calviniana e si compone di nove capitoli nei quali, in un fittizio dialogo fra Marco Polo e l’imperatore dei Tartari Kublai Khan, vengono descritte in modo fantasioso e immaginifico le numerose città che si trovano nell’impero del Khan.

È delle città come dei sogni: tutto l’immaginabile può essere sognato ma anche il sogno più inatteso è un rebus che nasconde un desiderio oppure il suo rovescio, una paura. Le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure. Italo Calvino

ZIRMA_KarinaPuente

In una relazione strettissima tra letteratura, arti visive e architettura, in molti sono rimasti influenzati dalla lettura di quest’opera, anche grazie alle infinite possibilità rappresentative che offre all’immaginazione di chi si trova a leggerla.

Fra i tanti progetti sono incappata in questo studio fatto dalla cilena Karina Puente: 55 [In]visible Cities Project.

La Puente reperisce la sua prima copia del testo di Calvino all’università, quando era ancora una studentessa di architettura e urbanistica, leggendo con voracità il libro ma senza riprenderlo in mano fino al 2013, anno in cui inizia a lavorare nel settore pubblico per la città di Lima.

One day I just sat down and drew a very tiny city that I named “the city beneath the city”. It showed a slum on top of a hill (with all the problems that slums have) and a city beneath it with public spaces, greenery, water, cultural activities, art and colour! An evident contrast in the quality of life. Karina Puente

 

Da qui prende l’avvio il progetto 55 [In]visible Cities, da una semplice applicazione pratica, legata ai problemi urbanistici della città di Lima, e da una fantasiosa divagazione ispirata a “Le città invisibili”.

Puente decide, quindi, di far partire un progetto molto più vasto e di dedicarsi alla realizzazione di tante tele quante sono le città invisibili presenti nel libro di Calvino.

Per il primo approccio alla realizzazione delle opere sono state usate le tecniche più disparate, il tutto dopo aver fatto una lunghissima ricerca visiva girovagando per musei e gallerie d’arte. Puente ha finito per scegliere una lavorazione a collage, stratificando fogli di carta ritagliata principalmente in bianco e nero o con qualche tocco di colore inserito.

 

Karina Puente è tutt’ora impegnata con questo progetto; sul suo sito personale, che potete trovare qui, c’è la gallery completa delle città realizzate fino a ora.

Vi consiglio di visitare anche il suo blog dove potrete trovare sketches, idee, prime bozze e approfondimenti su questo meraviglioso progetto.

 

 

 

3 risposte a "Italo Calvino e Karina Puente: 55 [In]visible Cities Project"

  1. Ero capitata qui non ricordo più come e avevo letto il post su Hopper, scoprendo un modo di parlare di cultura attraverso un blog finalmente originale. Di Hopper hanno scritto in tanti e tante, ma nessuno/a aveva avuto l’idea di scriverne attraverso quest’esperimento originale: la rivisitazione dell’opera di Hopper attraverso la fotografia,
    Torno oggi, (non trovavo più il link al tuo blog!) e scopro un altro bellissimo esempio di “accostamento” di idee: il lavoro della Puente che trae spunto dal libro di Calvino (autore da me amatissimo).
    L’ho letto così: l’accostamento di due fantasie (quella della Puente e quella di Calvino) estremamente elaborate sotto il profilo concettuale, ma non per questo prive di un forte elemento di attrazione “fiabesco”.
    I disegni della Puente li leggo come una porta di lettura aggiunta all’opera di Calvino, ma anche come una porta verso ulteriori stratificazioni intellettuali, e di senso, e di fantasia.
    Bello, bello, bello.
    Come potevo non inserire il tuo link nel mio elenco-blog?

    Piace a 1 persona

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